PXTXYXV0 è una serie composta da pannelli di materiale plastico circondati da cornice. 

Questo lavoro riflette sulle differenze tra Pittura e Scultura.  La Pittura, grazie a colori e toni, finge luci ed ombre. In Pittura, un muro bianco non è veramente bianco, ma è costituito da numerose sfumature di bianchi, grigi, ecc... 

La Scultura, invece, non simula nulla. Essendo essa stessa un corpo circondato da spazio vuoto, sta nella luce e genera ombre. Esiste anche senza illuminazione e può essere raggiunta anche da coloro che non possono vedere. Questi pannelli non rappresentano altro se non lo spazio concavo e convesso. Il macchinario, quindi il processo utilizzato, è sempre lo stesso. A cambiare sono solo gli oggetti inglobati dalla membrana e il materiale.

Ogni materiale porta con sé delle proprietà che cambiano radicalmente l’essenza della scultura. Bianco, nero, colorato, specchiante, sono solo alcune delle possibilità che il macchinario #3 permette. 



Queste opere sono rese possibili grazie ad una variazione nell'utilizzo del macchinario #3, modificando gli oggetti inglobati dalla membrana. Al posto di forme geometriche semplici sono presenti dei parallelepipedi composti, assemblati, che imitano piante di edifici. Questi, nascendo da un atto casuale e non ragionato, non hanno una logica costruttiva e non permetterebbero così nessuna abitabilità. Grazie alla capacità dell’uomo di sognare e di immaginare come si fa da bambini, però, lo sguardo salta da un muro all’altro, percorrendo lo spazio come se fosse un piccolo abitante di queste case fantasma. 

 





Pannelli da pavimento/parete fatti per essere osservati e toccati e che assomigliano ad un linguaggio Braille confuso. Riflettono su quello che sono lo spazio dell’illusione e quello reale.

Ogni pannello è monocromo. Avendo però la superficie solcata da pieni e vuoti, da spazi concavi e convessi, stando nella luce mostra un’intera gamma di toni e colori.

 

Piccoli spazi concavi e convessi descrivono una topografia caotica. Gli occhi vagano confusi cercando una regola, suddividendo l’insieme in insiemi. L’unico modo per risolvere il caos è tramite lo sguardo aptico, lo sguardo che ha la memoria del tocco. Vedere come chi non vede permette di comprendere che ogni pannello, per quanto suddiviso, resta pur sempre un corpo solo.